Ma andiamo per ordine: vogliamo aver tempo, prima del meltemi, per visitare con calma l'isola di Creta e allora abbiamo deciso di non soffermarci lungo questa costa che già due anni fa percorremmo in senso inverso. Così, salpati da Marsala, facciamo una tappa a Sciacca dove dichiariamo ufficialmente aperta la ''caccia al cannolo” e a tutte quelli prelibatezze che compongono la vasta rosa della pasticceria dell'isola senza mancare ovviamente di rispetto alle granite che accompagnano volentieri quanto sopra.
Sciacca - Licata, giornata di motore,
ma necessario per non tardare all'appuntamento di sabato con Siracusa
che ci permetterà di lasciarci alle spalle la costa sud dove è
previsto un venticello sui 35 nodi abbondanti dalla serata di sabato
11.
A Licata troviamo sempre uno dei porti
più nuovi ed attrezzati della costa e piacevolmente 'gratuito' nel
mese di maggio. Due giorni qui mietendo cannoli e dolcetti di
mandorla ci danno l'idea che, se dovessimo decidere di trasferirci in
Sicilia, subiremmo la rivolta interna dei grassi saturi con vittoria
schiacciante sulle nostre arterie...
Licata – Pozzallo, poco vento un po'
di vela, ma ancora motore per il peggior porto (e fino ad ora il più
caro) della costa. Non c'è nulla: paese lontano e banchine nell'area
commerciale con davanti rimorchiatori e traghetto da Malta.
Ripartiamo subito per l'ultima tappa italiana.
Questa volta il vento non si fa
attendere e regala al Jonah un 15, 20 nodi al lasco per la metà
della tratta (50 miglia circa in totale): Vele piene e ottimo passo
fino a che non comincia a salire appena doppiamo Capo Passero. Già
due anni fa qui avevamo preso una burrasca f8.
Ci ormeggiamo insieme ad altre
barchette più "terrestri" e poco dopo un X-482 battente bandiera francese
si affianca a noi, bello come un X delle serie 'serie' sa essere: un caso raro
in questi mari due X così vicini. Porto caro (80 euro in bassa
stagione) per zero servizi..non vediamo l'ora di uscire dall'Italia e
trovare una dimensione più umana e marinara.
Riparte la caccia ai cannoli che qui sono grandi come le munizioni della Grande Berta. La nostra colazione di domenica mattina ci da la carica per percorrere il chilometro e mezzo e poi ritorno, per la visita al Teatro Greco e all'orecchio di Dionisio.
Il primo una delusione: mi aspettavo un luogo quasi magico e permeato dal tempo e invece lo trovo al 90% ricoperto di scalini di legno e da un catafalco per una rappresentazione, luci e fari montati; nessuna, dico nessuna, micro targhetta che spieghi qualcosa di quello che si vede e delle costruzioni adiacenti al teatro. Più di effetto l'anfiteatro romano che si può visitare 'gratis' prima di entrare nel parco archeologico. L'orecchio di Dionisio, al contrario è interessante, soprattutto per la sua storia legata al tiranno che rinchiudeva i prigionieri e poi ascoltava, grazie all'eco particolare di questa grotta artificiale scavata in una cava, i loro discorsi da una stanza nascosta in alto.
Ora è tempo di studio del meteo,
dobbiamo trovare una finestra meteo-marina di almeno due giorni per
una traversata di quasi 300 miglia e sembra che questo non sia così
facile.
Siamo in mezzo ad un cambio di
situazione che porterà vento decisamente notevole nella zona delle
ionie. Per cui oltre a decidere se sfruttare il 'buco' che si verrà
(si spera) a formare tra martedì e mercoledì, stiamo anche
valutando di scendere direttamente di uno o due paralleli rispetto
Argostoli che si trova al 38°. In questo ci da una mano Francesca, una veterana dell'Egeo, prodiga di informazioni e disponibilissima. Nell'attesa di decidere andiamo a caccia di cannoli e, perché no, un po' di marzapane.
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