domenica 28 settembre 2014

Da Capo Malea a Scilla e Cariddi

Tra sveglie antelucane e miglia inanellate ogni giorno, pian pianello, il Jonathan col suo equipaggio arriva finalmente a dare il giusto tributo a Nestore, a casa sua, nella splendida baia di Navarino ancorati al porto di Pylos.
Passati indenni il capo Malea, non proprio un ragazzo raccomandabile e il suo degno cugino capo Matapan, l'emozione di rimettere le cime là, dove l'anno scorso la Grecia ci aveva accolti arrivando da Siracusa, è forte.


In attesa delle condizioni buone per attraversare, torniamo nella piazza con i platani centenari a sorseggiare il caffè, ci dedichiamo al riposo, sapendo che 330 miglia e lo Ionio ci attendono. 

Facciamo un rapido riassunto di questa traversata, veloce, abbastanza noiosa e guardiamo avanti. Se riusciamo ad arrivare a Catania in tempo volerò a Milano per assistere alla laurea di mia figlia e poi riprenderemo la via del ritorno attraverso lo stretto di Sicilia.

Pochi giorni di attesa e si parte, mattina presto, albeggia, molliamo gli ormeggi dove eravamo incastrati tra un catamarano di 50 piedi ed una carretta del mare, due mondi all'opposto, ci giriamo e usciamo nella baia; si tende il paterazzo, il baby stay, lo strallo di trinchetta, sistematina alle volanti e via. La rotta che seguiremo è confermata dal software di routing che utilizziamo quando facciamo tante miglia in mare aperto, pochi bordi, dovremmo navigare con poco vento tra i 45° e i 60° di 'apparente'.

I effetti è stata un po' noiosa, troppo motore per i nostri gusti, in compenso ci attendono Nunzio e Vito presidente e vicepresidente del circolo nautico Tamata di Catania che, col la rinomata ospitalità siciliana, ci accolgono a braccia aperte come tre anni fa quando portammo il Jonathan da Trieste a Cagliari.


Riesco anche a volare a Milano ad assistere alla laurea di Silvia, non me lo sarei perdonato se non ci fossi riuscito...peccato che dopo sei mesi, essere catapultato nella metropoli per due giorni mi abbia dato uno scompenso fisico/psichico notevole..sembravo un disadattato...mi sentivo tanto Forrest Gump.

Dopo questa parentesi tra aeroporti e metropolitane, ritorno a bordo e ci raggiunge Stefano da Palermo per fare con noi lo stretto.


Chiediamo ai locali che ci consigliano di passarlo o alla mattina presto o di notte, mai di giorno, men che meno di pomeriggio. L'idea di farlo notte ci mette un pochetto d'ansia, ma dai Giardini di Naxos dove facciamo tappa prima di intraprenderlo, telefonando alla capitaneria (gentilissimi e precisi) che ci danno l'ora migliore: essere in 'zona' verso le 6 di mattina.


Si fa a motore, sia perché c'è quasi sempre un grecale che si incanala e sia perché, se dovessimo fare bordi, non arriveremmo mai all'appuntamento della corrente montante che ci aspetta.


Mano a mano che saliamo, le coste si stringono attorno a noi, non c'è quasi traffico di navigli che percorrono la nostra rotta, il radar è comunque indispensabile. Non abbiamo l'AIS (ma lo avremo presto) che sarebbe estremamente utile anche se il nostro radar con l'ARPA (Automatic Radar Plotting Aid, ovvero Radar ad elaborazione automatica dei dati del bersaglio) è di un aiuto notevolissimo.


Arrivati in prossimità di Messina, ci teniamo verso il lato Siciliano che è il più sicuro e cominciano i traghettini e traghettoni a passarci davanti e dietro da destra a sinistra e viceversa. Bel casino, anche perché con tutte le luci, oramai vicinissime delle due coste, è praticamente impossibile distinguere le luci di navigazione dei suddetti... si gioca a vedere se qualcosa si muove rispetto allo sfondo e se ci sono delle 'ombre' che oscurano le luci della costa, il radar fa il massimo, ma i bersagli da tracciare sono tanti, vicini e il tempo di elaborazione non è a volte sufficiente.

Obbligatorio praticamente tenere un VHF sul canale 10 che è quello dedicato al traffico dello stretto.

Passiamo Messina, Villa San Giovanni ci scorre a dritta e il vento cala, la corrente sale. facciamo quasi 9 nodi sui 6,5 segnati al log. Noi, che è la prima volta con cui abbiamo a che fare con il fenomeno delle correnti, rimaniamo incantati.


Non si vede una cippa, luna andata, un po' di foschia... scandagliando col binocolo vedo il pilone di Torre Faro, la torre in disuso della vecchia linea elettrica, completamente al buio che compare davanti alle lenti; sembrava vicinissimo (lontano non era), un po' mi preoccupo e... improvvisamente il Jonathan scarta di 30°  a dritta.


Mi guardano come se fossi stato io, Ambrogio era inserito, e che è stato? L'arcano si svela grazie a Max Terragni che, in seguito, ci chiede: "Avete avuto la prua che scartava mentre prende un gorgo"? Ach...dovevo telefonare anche ad Odisseo oltre che in capitaneria.

Sempre con un mare innaturalmente liscio e che fermenta sopra la corrente, usciamo dallo stretto in un aurea innaturale di foschia, calma piatta e il cielo che comincia a diventare meno nero, tre navi sono in attesa dei piloti per attraversare a loro volta e noi poggiamo a sinistra per Sant'Agata di Militello.


Il giorno dopo arriviamo dove siamo ora: Termini Imerese, dove Elena e Roberto ci accolgono e fanno gli onori di casa. Bel posto e porto molto riparato, ci fermeremo qualche giorno prima dell'ultima tratta: 230 miglia fino a Cagliari, dove, il nostro viaggio, per il momento, si interromperà.


NOTA: Il software di routing è un programma che calcola la rotta ideale a secondo dell'evolversi delle condizioni meteo (basandosi sui file grib) e delle polari della barca (in parole povere: tu gli dici con che andatura la tua barca va meglio ed è più veloce e lui ti calcola la rotta migliore tra angolo del vento/velocità ottenibile), viene usato principalmente in regata, ma a noi fa comodo avere una conferma in più. Poi decidiamo miglia facendo.

martedì 9 settembre 2014

La cavalcata delle Cicladi in Meltemi minore


In questi giorni di miglia su miglia mi ritrovo spesso a pensare e a guardarmi. Sono più a mio agio ora che c'è una meta. Quella che c'era l'anno scorso all'inverso: si torna e lo si fa navigando. Siamo inoltre più a nostro agio mentre navighiamo che ciondolanti tra una baia e l'altra: più è lontana la terra più il senso di sicurezza e la pace aumentano in modo esponenziale.


Guardo il mare che passa veloce sotto la chiglia e sbuffa sul mascone dove, a volte, i delfini vengono a giocare, ammiro i tramonti poco prima di andare in cuccetta e mi godo le albe, la luna e le stelle al mio risveglio. Mai una uguale, mai una meno emozionante. Le albe, poi, sono le nostre preferite perché sono "l'inizio" e non la fine. Mi soffermo ad osservare i paesini dal ponte del Jonathan ancorato distante in baia, i rumori arrivano sommessi, qualche scooter, le luci dei pochi bar sul lungomare dei porticcioli aperti oramai per i locali e i pochi turisti.

Spingo lo sguardo sin dentro le finestre illuminate e cerco di immaginare le persone all'interno, le loro vite, le loro gioie e i loro affanni. Facevo lo stesso col naso appiccicato al finestrino del treno quando arrivavo a Milano Centrale e il terrapieno della ferrovia costeggiava i quartieri della periferia.
Penso al mio passato, dove ero e dove sono: Monica, mare, vento si contrappongono alla città dove è facile perdersi tra stereotipi, finte necessità e dove la vita, troppo spesso, passa accanto senza salutare.
Oggi ci salutiamo ogni giorno.






Settembre, ora di mettere la prua a ovest per riportare a casa il Jonathan ed il suo equipaggio. Ci apprestiamo ad attraversare l'Egeo sfruttando la fortunata situazione meteo che permane in questa zona. Saliti fino a Leros, ci aspettano circa 250 miglia per arrivare a dar fondo sulla costa orientale del Peloponneso.

Levitha, Amorgos, Ios, Milos e poi le settanta miglia fino alla Gibilterra dell'Egeo: Momenvasia.


Non sono poi tante, ma tante sono le isole che si frappongono e non siamo neanche a metà del viaggio. Spiace non potersi fermare in posti così particolari e così difficili da raggiungere durante i mesi canonici delle vacanze; battuti e bastonati dal Meltemi d'estate e assediati dalle burrasche da sud in inverno, ma dobbiamo tornare, persone ci aspettano e noi aspettiamo di vederle, una cagnona ci attende e ci metterà parecchio a perdonarci anche se lo farà....forse..

Vela, motore, vela e motore, tra brezze da nord e qualche da sud ci sfilano le Cicladi. I ritmi sono presi: briefing meteo, rotta, posto di ancoraggio... si salpa col buio e con la luna che in questi giorni è sempre più grande, si vede Orione alle 5 del mattino, il sole sorge tardi oramai. Orione mi rammenta quando da ragazzino appassionato di astronomia, sul balcone di casa nelle sere invernali tra le luci e lo smog di Milano, col binocolo di mio Pà, l'unica costellazione che si vedeva era proprio lei.


Arrivate o no?
















giovedì 4 settembre 2014

L'ultima Turchia

Sicuramente le baie e i dolci venti della costa Turca ci tormenteranno nei ricordi dei prossimi anni, un po' meno i turchi e le loro false città, serberemo i bei momenti passati nelle baie insieme alle tartarughe quando staremo lottando con i venti inclementi dell'inverno.

Da Dacia a Finike non ci siamo lasciati scappare quasi nessuna baia o paesino, abbiamo navigato con amici e da soli e il Jonathan si è proprio divertito intanto che aspetta di essere riportato a casa.

 Posso affermare senza ombra di dubbio che la parte più magica è stata la parte della costa Caria, così lussureggiante e con questi fiordi incredibili dove si perdeva la cognizione dei giorni (quella del tempo l'abbiamo persa già da mò..).

Il 26 agosto lasciamo la baia dove il simpatico e torrido paesino di Selimiye ci ha ospitato per dirigerci verso il porto dell'isola greca Simy che non avevamo


mai visitato: carino, molto turistico e trafficato anche se, oramai, i charter ed i turisti cominciano a scemare. Ci si guarda intorno con la consapevolezza che il paesaggio è già cambiato a poche miglia di distanza; come per l'incantesimo di un mago dispettoso, è comparsa la terra brulla a dispetto dei cipressi e delle conifere.

Cerchiamo di raggiungere Nisiros, ma già il primo benvenuto tra vento sulla prua e onde scoccianti che ci accoglie in acque greche fa si che si opta per un cambio rotta. Non ci sono molti "piani B" e allora, dopo che anche la baia di Knidos ci da il tutto esaurito, optiamo per ancorarci fuori dal caro marina di Kos, alla ruota. 60 miglia non proprio rilassanti, ma dobbiamo salire almeno un po' in latitudine prima di poter agevolmente attraversare l'Egeo.


Tappa irrinunciabile a Pserimos dove l'anno scorso incontrammo Alvaro e la sua compagna e poi relax a Kalymnos dove ci rifugiamo sempre molto volentieri. Il porticciolo di Pothia è proprio molto carino, almeno, a noi piace tanto, la piccola città è oramai solo quasi esclusivamente abitata dai locali, poche le barche e tante feste tra matrimoni e chissà cos'altro. Morale: sino alle due di notte non si dorme, ma si viene coinvolti dalla loro semplice allegria.


La domenica è tutto finalmente chiuso come s'addice a un vero paese, il lunedì la vita riprende e le strade sono trafficate in modo persino oltremisura rispetto alla grandezza del luogo.

Durante i giorni di sosta, Monica ed io, elaboriamo una rotta di massima che ci consenta di tornare a casa sfruttando i venti dominanti che ancora arrivano dal nord, per far questo, come dicevo prima, dobbiamo risalire il Dodecaneso almeno sino a Leros o Patmos in modo che poi la discesa sino a Monemvasia, prima tappa sul Peloponneso, sia agevole.

Racconti di amici in navigazione ci hanno confermato quello che anche sulle carte delle previsioni saltava all'occhio: quest'anno, il Meltemi  non è stato proprio arrabbiatissimo (a meno che tu non vada a cercarlo nei luoghi a lui cari..se la cosa ti diverte...) e ci permetta navigazioni abbastanza rilassanti.
Sappiamo che la suddetta risalita ci attende con un vento contrario e che la quarantina di miglia diventeranno sicuramente ben di più.

Siamo pronti per salpare lunedì primo settembre quando la previsioni ci comunicano che martedì il vento girerà da sud - sud/ovest e poi sud est per un paio di giorni...e allora ci prendiamo una giornata sabbatica in questo angolo tranquillo perché, come dicono i saggi naviganti: se sei di bolina o hai sbagliato rotta o....