Dopo quattro giorni lasciamo il porto di Pylos (36° 55'.09 N - 021° 41'.98 E) sicuro riparo all'interno della baia di Navarino. Riposati, rimpinguata la scorta d'acqua, di gasolio, la cambusa e visitato l'interno con macchina a noleggio. Chi ha disatteso le aspettative è stato Methoni, 11 chilometri a sud di Pylos, da tanti decantato, ma che ha disilluso le nostre aspettative: bello il castello (chiuso), per il resto è un paese turistico in attesa dei suddetti con poco fondo per l'ancoraggio (per noi) e, a detta dei naviganti con cui abbiamo parlato, abbastanza pericoloso se soffia i quadranti meridionali.
Pylos, il primo nostro approdo in
Grecia, è un paese senza una caratteristica particolare se non
quella di essere caro (un caffè greco 1,5 / 1,3 euro), pieno di
ristorantini per i turisti e negozi di gadget; molto positivo il
fatto che l'ormeggio è gratuito.
Partiamo venerdì mattina (sarà un
caso, ma sempre di venerdì..) con l'aiuto del disponibile Nick,
ragazzo inglese, ormeggiato dallo scorso dicembre col suo vecchio
cagnolino, in attesa di salpare per Lésvos insieme alla moglie
momentaneamente (?) in Inghilterra per problemi. E' Nick che, appena
arrivati, ci dà le indicazioni e le prime dritte sul paese.
Porto Longo |
Poche miglia per raggiungere l'isola di
Sapientza dove passeremo la notte nella nostra prima rada “greca”.
(36° 45'.28N - 021° 42'.24 E) chiamata Porto Longo.
Sapientza conta, dall'ultimo
censimento, ben 7 abitanti, ma mi sa che se ne sono andati da un
po'...
Il nome deriva dal latino “Saggezza”
o “Prudenza”, riferendosi alle raccomandazioni ai marinai che
navigavano verso l'isola.
Già lo stretto tra Methoni e l'isola è
abbastanza tortuoso, ci sono secche da evitare (tre metri, ma sempre
secca è, specialmente se ci sono onde) e parecchi relitti di
capitani poco accorti, giacciono in fondo al mare: quando c'è la
luce giusta e niente onda, alcuni di questi sono visibili dalla
superficie...
L'unica spiaggia dell'isola è a nord
ovest, ma noi la costa occidentale l'abbiamo evitata accuratamente.
Già un occhiata alla cartina sul portolano non lasciava dubbi, poi,
leggendo e studiando le carte, scopriamo che è disseminata da un
numero notevole di relitti che sono passati un po' troppo
allegramente vicini alla costa che non perdona ed è una parete
scoscesa di roccia. Uno di questi relitti si chiama “il relitto dei
sarcofaghi” perché trasportava dei sarcofaghi romani ricavati da
una pietra ad alto contenuto di titanio.
Altra curiosità: la baia dove
ancoriamo, oltre a un paio di allevamenti di pesci, è anche il luogo
dove – si dice - San Paolo trovò rifugio dopo una violenta
tempesta nel suo viaggio verso Roma.
Caliamo l'ancora, il silenzio è
irreale; non eravamo più abituati e... una grande luna piena gialla
viene a darci la buona notte sorgendo in un cielo terso; salutiamo
anche noi con cinque minuti di Tchaikovsky .
Scendere a terra non se ne parla, fa
ancora freddino per i nostri gusti e in canoa ci si bagna un po'..mi
sa che un tenderino lo prenderemo lungo la rotta se troviamo un
motore leggero a due tempi. Ne approfitto, mentre Monica è rapita da
una ispirazione catartica e si destreggia tra i fornelli, per dare un
paio di secchiate in coperta con tanto di spazzolone: la
pioggerellina di due giorni fa era più sabbia che acqua e ha
trasformato il Jonathan in un fuoristrada sahariano alla fine di una
tappa della Parigi-Dakar.
Si riparte di buon ora il mattino
seguente con prua ad Est: destinazione la baia di Mezapos (36°
32'.41 N - 022° 22'.70 E). Elios inizia il suo turno, mentre la luna
va riposare e noi ci apprestiamo ad attraversare il golfo di
Messinia.
Mezapos |
Arriviamo in una baia dove caliamo
l'ancora davanti ad un paese fantasma; sembra un set
cinematografico...2 stradine, delle case in costruzione per un
'forse' residence turistico e quattro case. Nessuno in giro. Due
turisti (che cosa ci faranno qui poi..) bianchi come il latte e con i
calzini corti e bianchi (….) scendono fino alla spiaggia di
ciottoli per fotografare il Jonathan che si pavoneggia bello come il
sole. Quando cala l'oscurità si accendono le luci nelle stradine, ma
nessuna luce in nessuna casa. Una particolarità mi colpisce da
quando sono in Grecia: anche qui in questo paese fantasma, non
mancano un paio di bandiere greche che sventolano sul tetto delle
case; in Italia non succede.
l'indomani ci aspetta il primo 'Capo'
importante: capo Tenaro o Matapan che è il punto più a sud della
terraferma greca e della penisola balcanica e separa il golfo di
Messenia ad ovest dal golfo di Laconia ad est. e doppieremo per
arrivare a Porto Kaiyo (36° 26' N – 022° 29',5 E).
Il capo non è capriccioso come il
prossimo che ci aspetterà sulla rotta di ritorno, capo Malea, ma
comunque non è da sottovalutare perché se c'è vento da nord le
raffiche possono essere 'importanti' ed è meglio doppiarlo di
mattina stando comunque ad una distanza di almeno tre, quattro
miglia.
Si racconta che una onda anomala spazzò
via il guardiano del faro e il suo cane facendoli scomparire. Altra
nota curiosa e meno macabra: a 65 miglia a est del capo si trova il
punto più profondo del Mediterraneo: 5,121 metri (!)
Capo Matapan |
Salpiamo di buon'ora dopo una notte un
po'...rollata... e appena fuori dalla baia mettiamo a riva le vele.
Venticello tra i dieci e i quindici nodi al lasco. Andatura ed
intensità non proprio gradita al Jonathan che si sta portando sul
groppone circa 600 litri di acqua, 360 di gasolio e cambusa completa.
Un bordo che 'non dice buono' fino alla strambata che invece ci porta
sul bordo buono e poi, appena doppiato il capo ed entrati nel golfo
di Laconia, vento sui 20 nodi, sempre al lasco, che spinge finalmente
il Jonathan al galoppo.
Ora capisco perché la baia di porto
Kaiyo era un antico rifugio dei pirati: Da fuori, praticamente, non
si vede nulla, niente, una beata 'fava'.. scendo due volte a
controllare la posizione: giusta, risalgo in pozzetto: rocce... vuoi
vedere che lo hanno spostato? Già ci immaginavamo che,
avvicinandoci, avremmo trovato un cartello con scritto: Porto Kaiyo
si è trasferito alle seguenti coordinate...
Invece è una bellissima baia con
annesso paesino prettamente estivo (di aperto c'è solo il
ristorante) e tante barche. Ci meravigliamo anche perché ne stanno
arrivando altre e ancora altre, tra cui un solitario pensionato di Venezia che domani inviteremo a cena, ma non ci sembra stagione! In effetti la ragione c'è:
è in arrivo una bella sventolata, una bassa pressione che ci
beccherà da stanotte, massimo domani e che ci terrà ancorati qui - con tanta catena -
almeno fino a.....venerdì (guarda che strano). Beh.. vi sapremo dire
come si mangia al ristorante se il vento ci permetterà di scendere a
terra senza inzupparci.