Stamattina, salpando l'ancora dall'isola di Dia, la cima del grippiale ha bloccato l'elica e prima di riuscire a eliminarla abbiamo urtato col timone uno scoglio.
Siamo dovuti rientrare a Iraklion e dovremo alare il Jonathan per controllare i danni che non dovrebbero essere un gran chè, ma, per sicurezza, non possiamo non effettuare un controllo accurato.
mercoledì 19 giugno 2013
venerdì 14 giugno 2013
I cretesi un altro popolo
Chaina panorama |
Il Jonah a Chaina |
zucchine a 3 euro, una confezione di 2 scatolette di tonno rio mare 7 euro! succhi di frutta solo da 1 lt a 1.60 euro, un caffè al bar 1.50 euro e via così......
Chania |
di sicuro se l'italiano ci ha rimesso con l'entrata nella UE qua ci hanno rimesso anche di più, il fatto è che invece di solidarizzare sembrano guardare in cagnesco con quella buona dose di diffidenza dalla
Al telefono con Nora |
Che dire.....ora mi toccherà fare la “cagna da strada” con questa gente, solo che non è esattamente quello che speravo mi auguro davvero che questo sia stato un caso isolato e di poter presto smentire questa brutta impressione.
Invece dopo una settimana a Creta confermo la personalissima impressione
Il reparto per bambini del museo |
Malinakis shop |
Il museo navale della cittadina è davvero strepitoso ripercorre tutta la storia dall'epoca micenea ai giorni nostri compreso un dettagliato resoconto dell'ultima guerra, foto, reperti, che rendono testimonianza inequivocabile dell'occupazione nazista, il dolore e il travaglio sono palpabili e vien da chiedersi se quel 25 % di popolazione che oggi vota e fa parte di “Alba Dorata”
abbia cognizione di cosa è significato per il loro paese il loro attuale credo è comunque con sgomento che vediamo i muri della città imbrattati con propaganda filo nazista, cosa sta succedendo qua? Per fortuna questa degradante ignoranza non è generale, c'è ancora chi come George Malinakis sa perfettamente riconoscere il pericolo di chi mai impara dalla storia.
Andiamo per ordine.
Chiedendo per un negozio di nautica ci indirizzano in questo centro Malinakis in Skalidi street, dove conosciamo George che è il proprietario, prima di lui suo padre e prima ancora il nonno, e Stratos che lavora con lui da 21 anni, questi due personaggi incredibili si dimostrano tanto efficienti quanto competenti, tutto il materiale che non hanno in negozio ce lo fanno arrivare in un massimo di 2 giorni, anche articoli di cui il negozio non è concessionario, Ovviamente scambiamo idee e chiacchere così George
ripercorre la storia politica greca per noi dalla guerra in poi...... un tristissimo deja vù, quello vissuto anche da noi, lo stesso raccontato da Terzani in “buonanotte signor Lenin” stessi uomini corrotti che cambiano divise e son sempre lì, stessa politica arrogante stesso servilismo e nepotismo è lui che con molto allarme ci racconta del movimento nazista greco scuotendo la testa e raccontandoci di come tanta gente anche se non lo vota l' ha però in simpatia! A questo punto entra nel discorso la TV, io gli dico che non l'abbiamo e non la vogliamo,
George allora con aria convinta ci spiega che lui si la tiene in casa, che quando ha avuto i suoi 2 figli ha deciso di avere la TV, ci guarda sornione mentre ci snocciola il suo motto: per domare il mostro devi avere il mostro! Un grazie di cuore quindi e a tutti i sailor che passeranno da Chania, sappiate che lì avrete a disposizione il negozio più fornito di tutta Creta.
E ancora ci sono posti in giro per questa città dove si respira un'atmosfera retrò anni 70' e ti aspetti di veder sbucare da dietro l'angolo Jimy Hendrix, un posto così è il “ To Koutourouki - cafe & food stories” in Polie street 8, un angolino di pace in pieno centro storico dove si mangia bene a un prezzo decisamente sostenibile.
La famiglia si allarga
La 'Zia' |
L'anno scorso, esasperati dal canotto da 2,5 metri a chiglia rigida che pesava e ingombrava come la corazzata Potëmkin e dal fuoribordo ancora più pesante che rendeva vani la maggior parte dei tentativi di Monica di aiutarmi a calarlo, ce ne siamo disfatti stupidamente pensando di risolvere la faccenda con una canoa in neoprene. Finché si tratta di usarla quando fa caldo per raggiungere la vicina spiaggetta o di cenare nella bettola in riva al mare col fondoschiena bagnato o col 'cambio' nella sacca impermeabile, è andata abbastanza bene, ma quest'anno ci siamo resi conto che con l'escursione termica e dagli ormeggi in rade un po' distanti, non era possibile andare avanti così. A Chania abbiamo trovato un negozio di forniture nautiche che è anche il più grande di tutta Creta, gestito da Giorgio Malinakis e dal suo fidato Stratos che lavora li da più di venti anni, dove prendiamo un fantastico fuoribordo Honda da 2,3CV di soli 12 kg e un canotto completamente 'stivabile' da 2 metri: più che sufficiente! Giorgio e Stratos si dimostrano più che semplici 'venditori', ma tutta la storia la racconterà Monica a breve nella sua pagina, io mi preoccupo solo di presentare all'equipaggio i nuovi arrivati.
Prima di partire, facciamo affilare tutti i coltelli di bordo |
Cambiando discorso, dopo questa presentazione ufficiale di 'Titti' (il canotto) e 'La zia' (il motore), vi racconto che l'aura di burrasca, la quale incombe sul Jonathan da quando siamo partiti come la nuvola di Fantozzi, è stata suffragata da parecchi navigatori che abbiamo incontrato. A Kapsali, un inglese che tornava in Inghilterra dopo quattro anni di vagabondaggi tra Turchia e Egeo, un solitario appena arrivato dal Portogallo via Malta, da un ufficiale della capitaneria di Chania..insomma tutti a dire che erano anni che maggio e giugno non erano così 'cattivi' e tutti attendono il Meltemi molto più onesto, 'stabile' anche nella sua irruenza. Richard (il solitario) ci riporta anche notizie dei Maltesi, i quali gli hanno riferito che devono andare indietro di 16 anni per ricordarsi un maggio così.
Insomma..proprio quest'anno? Noi siamo pazienti, non ci facciamo scoraggiare e ne profittiamo. Partiamo da Chania per una navigazione di 30 miglia fino a Rethymno (35° 22.193'N - 24° 28.907'E) grazie a un buco 'buono' e, visto che sono previste sventate in questi tre giorni a venire, lasceremo
il Jonathan saldamente ormeggiato in porto e ce ne andremo a zonzo per l'interno di Creta; siamo equidistanti da Iraklion e da Matala, dove devo assolutamente tornare essendo il primo luogo 'Greco' dove misi piede nel 1982: vi racconteremo...
giovedì 6 giugno 2013
Qualche considerazione, ma finalmente Creta
Finchè è stata solo un'idea quella di spostarsi con la casa sulla groppa o sulla groppa della casa, non ho mai ben recepito le implicazioni e il significato anche molto personale di uno stato del genere. Ora partiti da meno di un mese ma con davanti altri 5 mesi comincio a rendermi conto di quanto questa scelta mi sia cucita sulla pelle e di quanto sono fortunata per aver incontrato Stefano che senza indugio, pur essendo a suo dire una “persona stanziale”, ha condiviso con entusiasmo creativo questo progetto.
Per me è fantastico, la sensazione di un inizio importante che si avvicina a un'essenza più antica, sento un eco di memorie nomadi, vedremo dove mi condurranno, la barca a vela è perfetta per questo: il mezzo col quale viaggiare che è anche la tua casa, per conoscere posti e civiltà diverse, lentamente e in armonia. È anche la scelta del proprio “pollice verso”, fatto di adrenalina a volte e dove il rischio ha la faccia della propria inadeguatezza a misurarsi con una forza talmente grande che manco ti vede ma lo preferisco alle leggi di vita create dall'uomo per sopravvivere nelle grandi città.
Andar per mare vuol anche dire prendere le misure di se stessi, limiti che pensavi irremovibili si spostano e ne vedi altri che magari non immaginavi, poi ancora sto scoprendo che la sensibilità o quello che chiamiamo sesto senso o meglio ancora il famoso gut feeling in mare ha un posto in prima fila e va sempre ascoltato. Mentre entravamo nella baia di porto kajio ho subito avuto una sensazione claustrofobica, l'acqua torbida e un 2 alberi arruginito, ancorato in mezzo alla baia a un corpo morto, le pareti montagnose attorno rimandavano il boato del vento con una risonanza insopportabile, poche e conciate barchine di pescatori, quel poco che c'è a riva è trasandato e triste.
Amen, passa la prima notte, il mattino controllo le previsioni per andarmene via da lì prima possibile ma nulla, sembra che da quando siamo in grecia possiamo solo scappare da burrasche infilando rosicate finestre una dopo l'altra, il giorno che segue accresce la mia ansia, cattivo umore divento intrattabile..... la notte è l'incubo per eccellenza, su com'è andata leggi Stefano non ci spendo mezza parola, l'unica considerazione su questo posto è che è infelice, soffocante e ho la netta sensazione che abbia un karma pesante di cui non si è proprio liberato questo influisce sugli esseri umani come sui luoghi.
Appena salpati per Kithira l'aria torna a essere respirabile, non avevamo voglia di fare molte miglia e abbiamo tentato di passare la notte, nella parte est dell'isola in 2 differenti baie ma nulla i fondali rigettavano la nostra ancora come cemento così dobbiamo proseguire, stanchi ormeggiamo nella bella baia di Kapsali a sud dell'isola, ma anche da qua ci ritroveremo a scappare, infatti dopo la prima notte ormeggiati lungo il molo ci dobbiamo spostare perchè la
Per me è fantastico, la sensazione di un inizio importante che si avvicina a un'essenza più antica, sento un eco di memorie nomadi, vedremo dove mi condurranno, la barca a vela è perfetta per questo: il mezzo col quale viaggiare che è anche la tua casa, per conoscere posti e civiltà diverse, lentamente e in armonia. È anche la scelta del proprio “pollice verso”, fatto di adrenalina a volte e dove il rischio ha la faccia della propria inadeguatezza a misurarsi con una forza talmente grande che manco ti vede ma lo preferisco alle leggi di vita create dall'uomo per sopravvivere nelle grandi città.
Andar per mare vuol anche dire prendere le misure di se stessi, limiti che pensavi irremovibili si spostano e ne vedi altri che magari non immaginavi, poi ancora sto scoprendo che la sensibilità o quello che chiamiamo sesto senso o meglio ancora il famoso gut feeling in mare ha un posto in prima fila e va sempre ascoltato. Mentre entravamo nella baia di porto kajio ho subito avuto una sensazione claustrofobica, l'acqua torbida e un 2 alberi arruginito, ancorato in mezzo alla baia a un corpo morto, le pareti montagnose attorno rimandavano il boato del vento con una risonanza insopportabile, poche e conciate barchine di pescatori, quel poco che c'è a riva è trasandato e triste.
Amen, passa la prima notte, il mattino controllo le previsioni per andarmene via da lì prima possibile ma nulla, sembra che da quando siamo in grecia possiamo solo scappare da burrasche infilando rosicate finestre una dopo l'altra, il giorno che segue accresce la mia ansia, cattivo umore divento intrattabile..... la notte è l'incubo per eccellenza, su com'è andata leggi Stefano non ci spendo mezza parola, l'unica considerazione su questo posto è che è infelice, soffocante e ho la netta sensazione che abbia un karma pesante di cui non si è proprio liberato questo influisce sugli esseri umani come sui luoghi.
Appena salpati per Kithira l'aria torna a essere respirabile, non avevamo voglia di fare molte miglia e abbiamo tentato di passare la notte, nella parte est dell'isola in 2 differenti baie ma nulla i fondali rigettavano la nostra ancora come cemento così dobbiamo proseguire, stanchi ormeggiamo nella bella baia di Kapsali a sud dell'isola, ma anche da qua ci ritroveremo a scappare, infatti dopo la prima notte ormeggiati lungo il molo ci dobbiamo spostare perchè la
risacca si fa decisamente pericolosa, risultato
notte di turni all'ancora, pure qui i fondali non sono sicuri, una barca di inglesi prova a prendere il largo per cambiare baia e li vediamo saggiamente tornare dopo nemmeno 30 minuti.... fuori ci sono 40 nodi se va bene.
Comunque il paesino è grazioso, costruito a misura di turista estivo, angoli da cartolina che farebbero impazzire mia cugina Gio, insomma tutti gli ingredienti che per un' europeo fanno Grecia. Non vediamo l'ora di arrivare a Creta per cui decidiamo di salpare anche se il tempo non è proprio l'ideale ma tanto il giorno dopo sarebbe peggio per cui via! Si mette la prua a 120° e puntiamo Chania che raggiungiamo dopo 9 ore di navigazione.
Finalmente Creta, quest' isola che per me significa storia con la esse maiuscola mi affascina moltissimo e cercherò di conoscerla il più possibile, Chania è una cittadina veneziana, non mi sembra di essere in Europa e nemmeno in Grecia. Benvenuto a Creta Jonathan!
mercoledì 5 giugno 2013
Chania - Cambio rotta, buona la seconda.
Siamo a Chania, o Xania (35° 31'.12N - 024° 01',21E). Sicuramente molto più soddisfacente arrivarci in questo modo, dopo un mese dalla partenza che con poche ore di volo...
Qui è già estate, il turismo è iniziato e la città, che è una delle più importanti di Creta, si prospetta molto interessante.
Indipendentemente dalla lunghezza del
periodo, noi non 'chiudiamo casa', non mettiamo la macchina in
garage, non stacchiamo l'antenna del televisore, non nascondiamo
l'argenteria e non attacchiamo l'antifurto, semplicemente 'andiamo a
casa' quella vera.
C'è gente che per un mese in barca
dorme nel sacco a pelo, mangia al ristorante o panini, c'è chi per
sei mesi è alla ricerca solo di baie, paesini isolati, isolette
sperdute ecc ecc. Certo, anche da noi il turismo di massa, quello dei
diportisti agostiani e i porti super fighi sono evitati come il
diavolo con l'acqua santa, ma neanche abbiamo l'intenzione di
inanellare 'una baia al giorno' o di tornare con un palmares di tot
miglia in tot tempo, questo lo lasciamo ad altri che devono ritornare
con record casalinghi di una estate passata lunga o corta che sia.
Per tutto ciò, eccoci a pianificare
cosa fare da qui in poi, considerando soprattutto cosa vogliamo
vedere.
Creta – assolutamente Creta in
primis.
Creta è diversa, la visitai del 1982,
e già giunsi alla conclusione che, a confronto con le altre isole
che vidi negli anni a venire, è veramente una Grecia a sé, abitanti
inclusi.
Secondo alcune correnti di studiosi è
la prima civiltà mediterranea e risale all'età del bronzo 3000
a.C., e venne definita "minoica", termine derivato da
Minosse. La vantaggiosa posizione geografica dell'isola favorì il
sorgere di un fiorente impero marittimo che dal Mare Egeo controllava
una rete commerciale che raggiungeva l'Egitto, la Siria, le regioni a
nord del mar Nero e l'Occidente. La civiltà cretese presenta una
scrittura geroglifica cuneiforme denominata "lineare A",
che, a differenza della scrittura "lineare B" micenea, non
è stata ancora decifrata; una testimonianza di questa scrittura è il disco di Festo che si trova ne museo di Iraklion. Senza contare il
fatto che, sempre secondo alcuni, la 'rosa dei venti' ad oggi
utilizzata (anche sulle bussole delle nostre barche) nacque sul monte
Ida a quasi 2.500 metri (secondo altri, fu Malta ad avere questa
prerogativa).
L'interno, oltre che luoghi veramente
da non perdere, ospita siti come Cnosso, Festo e molti altri, musei,
costruzioni veneziane (come la fontana del Morosini a Iraklion o la
chiesa di Agios Frangiskos a Chania), fortini bizantini e costruzioni
lasciate dai romani durante il loro impero.
Tutto questo non si può visitare se il
Jonathan è alla fonda, né lasciandolo uno o due giorni in un porto,
anche perché, seppur 'stretta' Creta è decisamente lunga e –
questo sì – di farci tanti chilometri in macchina non ne abbiamo
voglia quando possiamo avvicinarci quanto più possibile con il
Jonah.
Se avessimo mantenuto fede alla rotta
iniziale, la visita dell'isola sarebbe stata praticamente impossibile o fatta di corsa dovendo tornare indietro dalla punta est fino al primo porto
papabile. Questo per fare 250 miglia a sud, con pochi posti in cui
fermarci e tutti nelle prime 100 miglia circa, dopodiché avremmo
comunque dovuto fare una tirata fino a doppiare il capo a sud est.
Non ci sono porti dove il Jonathan possa entrare e, buon ultimo, di
cale e calette ne troveremo a iosa appena risaliremo verso il
Dodecaneso, sempre che non si decida di andare altrove...
Al nord, invece, ci sono tre porti
dove, tra una cala ed un altra, potremo tranquillamente scendere a
terra, lasciare il Jonathan in buone mani e prenderci tutto il tempo
per le nostre escursioni.
Allora, visto il tempo non ancora
stabile con i venti che spesso arrivano ancora da sud, visto tutto
quanto sopra, passeremo...da sopra. Ultimo, ma non meno importante
punto a favore, sta nel fatto che vogliamo vedere questi porti e
valutare se possono essere papabili per un...ricollocamento...
Insomma 'primo cambio' chissà quanti
altri, chissà cosa ci verrà voglia di fare e vedere, ma di sicuro
non ci troverete in discoteca a Santorini.
domenica 2 giugno 2013
Rodeo a Porto Kayio
Nuvole su capo Maleas |
L'unico giorno 'decente', quello anche
da cui provengono le foto che sono state pubblicate in precenza, è stato il
primo, per il resto...meglio lasciar perdere.
Andato via il sole, l'ambiente assume un
aria abbastanza spettrale; incombono queste alte colline dove anche
un refolo di vento si tramuta in un piccolo boato (lascio immaginare
una forte raffica), l'aria che si respira non è comunque da meno: un
ristorante aperto con pochi commensali, tanti quanto possono essere
gli equipaggi delle barche alla fonda che non possono fare a meno di
andare a terra ogni qualvolta ci riescono e un paio di camper che non
rimangono neanche la notte. Unica escursione possibile: la chiesetta
in cima ad una ripida strada che non dice nulla di che, non è ne
bella , ne antica, ne nulla. Monica ha descritto e 'sentito' questo
posto sin dal primo momento, lo spiegherà per bene quando
pubblicherà la sua versione.
Bene, siamo costretti, come scrivevo, a
rimanere qui contro il nostro desiderio di andare via. Meno male che
il portolano dice che non è riparata solo dai venti da SE e
anche dando un occhiata dal 'vero' così sembra. Previsioni, come
sempre alla mano, danno venti un po' instabili da O SO e per la
seconda notte in aumento fino a 30 nodi con raffiche a 35. La barca
dietro di noi se ne va e ne approfittiamo per dare ancora catena,
visto che il fondo non è un buonissimo 'tenitore'. L'ancora 'tiene',
ovviamente per scrupolo rifacciamo la prova. Siamo solo tre barche:
noi, Paolo il veneziano e un ragazzo alcolizzato che vive e staziona
al bar/ristorante con un ketch fissato ad un corpo morto. Della
serie: 'Quelli Che...' qui ero, qui rimango, qui finirò i
miei giorni anche se ogni mattina, come racconta anche il nostro
amico Luigi Ottogalli nel suo libro “Rotta a Zig Zag” a riguardo
di altri personaggi simili, si alza e guarda il mare per vedere se
l'indomani potrà salpare....e mò gli passa...
Verso le 10 suona l'allarme ancora, ci
precipitiamo fuori e constatiamo che stiamo arando.. ok, succede. Io
al timone, Monica all'ancora per salpare e ripiantarla più avanti;
già 60 metri su 8 di fondale mi sembrava abbastanza....
Ed ecco che si scatena il putiferio: il
vento gira a SE, si alza onda e si stabilizza sui 40 nodi abbondanti.
Nel tentativo di salpare l'ancora, visto che non potevamo dare più
catena altrimenti ci sedevamo ad un tavolo del ristorante Monica, io
e il Jonah, questa pensa bene di scarrellare dal barbotin... non si
può neanche 'filare per occhio' perché il grillo che la tiene è
troppo in tensione (nota 1: sostituire il grillo con uno in
tessile...tranciabile).
Ara anche Paolo, e cominciano le danze
mentre il vento decide che 'si può dare di più' e passa sui 50 e
oltre.
Motore, motore, motore..se avessi
potuto dare due giri di 'manetta'... con l'altra barca che danzava
insieme a noi in quello spazio ristretto. Dall'esterno potevamo
sembrare due ballerini impegnati in una danza “Sufi”, io (e
Paolo) cercavamo di non andare a scogli, a riva, sopra i due miseri
peschereccini degli autoctoni e, ovviamente, addosso l'uno all'altro.
Come da copione le nostre ancore hanno fatto conoscenza e, per
fortuna, hanno deciso di andare a conoscere l'ancora a grappino di
uno dei suddetti, il che a fatto si che le danze sono finite, mentre
ancora il vento ci dava oltre i 40; ovviamente in tutto questo,
l'allarme, che ha un suono veramente da “Autodistruzione avviata” ,
urla ininterrottamente (nota 2: lo cambierò...)
Il Jonathan si è fermato esausto, noi
più di lui, vicino al ketch, ma proprio vicino, con il bulbo che
ogni tanto sfiorava la sabbia, ma senza un graffio; mentre Paolo ha
avuto la peggio rompendo il reggi asse dell'elica.
Mattina dedicata a sbrogliare le catene
e le ancore, resettare il gran casino formatosi in coperta e pronti a
passare la terza notte con previsioni simili. Notte con due ancore
ripiantate, 80 metri di catena e poi vento a non più di 24 nodi...
Viene venerdì e, grazie al cielo, le
previsioni ci danno la possibilità di lasciare questo antro dantesco
che ha fatto di tutto per non lasciarci andare ritardando la partenza
di tre quarti d'ora ingarbugliando le due catene delle nostre ancore:
colpa mia in effetti, afforcate troppo vicine quando invece il vento
ha girato di oltre 180 gradi da una parte e dall'altra per tutta la
notte facendo un paio di giri alle catene.
Anche se scrivo con un pò di sano umorismo, non vi nascondo che abbiamo sudato freddo. Noi non abbiamo solcato i sette mari, non abbiamo trillioni di miglia alle spalle e neanche un bagaglio di ventennale esperienza. Una nota positiva è che, pur rischiando che sopraggiungesse, il panico non ha avuto buon gioco e direi che è stato decisamente fondamentale.
Anche se scrivo con un pò di sano umorismo, non vi nascondo che abbiamo sudato freddo. Noi non abbiamo solcato i sette mari, non abbiamo trillioni di miglia alle spalle e neanche un bagaglio di ventennale esperienza. Una nota positiva è che, pur rischiando che sopraggiungesse, il panico non ha avuto buon gioco e direi che è stato decisamente fondamentale.
Relitto a Diakofiti, fuori dal porto |
Ma non è finita qui: stanchi, muscoli
KO e un po' (tanto) scossi dallo scampato disastro decidiamo,
considerato sempre che in questi giorni la direzione del vento non è
molto attendibile, di fermarci ridossati ad est dell'isola di Kythira
dentro o appena fuori il porto commerciale di Diakofti (36° 16',2 N
- 23° 04',6 E). Sorpresa: l'ancora anche qui si rifiuta. Non
'rifiuta' nel senso che fa finta di far presa e poi, facendo una
retro di controllo, speda...no...rimbalza come se provassimo ad
ancorare in una piscina piastrellata. Dopo circa un chilometro di
catena data e recuperata in diversi punti gettiamo la spugna e
facciamo rotta verso Kapsali (36°08'.6 N - 022 59.9 E) per un totale
di 55 miglia.
Finalmente la Dea Tiche guarda giù e
ci fa trovare un posto libero (su due) al molo che ha poco più di 50
metri utili con dieci riservati alle emergenze. Ormeggio all'inglese
sotto un sole finalmente caldo come Elios comanda. Passiamo in
capitaneria dove una gentilissima ragazza ci stacca una ricevuta di
ben 18 euro per i due giorni 'almeno' che decidiamo di fermarci e
quando chiediamo: “ Se poi, per vari motivi ci fermiamo di più?”
- risposta : “Potete fermarvi anche un mese, non preoccupatevi,
a posto così”.
Paese molto carino, molto probabilmente
deve la sua fortuna (per quanto riguarda il popolo marinaro) al libro
di Giacon, mi sa che prima poco o nulla c'era anche leggendo quanto
scrive lui. E' praticamente la 'molto bella copia' di Kayio;
solare, esclusivamente turistico, ma in modo 'serio' e gentilissimi.
Zero turisti, anzi, solo una orchestra di archi che sabato sera terrà
un concerto nel teatro di questo paese, al quale noi non mancheremo
:-)
Si ripartirà appena si potranno fare le 60/70 miglia in pace verso Creta dove faremo, a dispetto del programma iniziale, la costa nord. Sosta tecnica e culturale e Chania (Salpa ancora da riallineare).
I motivi di questa scelta, già presa a Pylos, ve li spiegheremo nel prossimo post.
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