Vista la stagione ancora acerba ci possiamo permettere di fare rotta per visitare le coste a nord est di Marmaris, i venti dal II e III quadrante sono ancora predominanti e ne approfittiamo.
I bello qui è che tutte le baie sono a pochissima distanza, dalle 8 alle 15 miglia, insenature di cui è difficile individuare le entrate che si aprono nell'interno con acque veramente cristalline, non per nulla, parecchie di queste hanno nascosto i pirati che attendevano di piombare su ignare navi dirette ai grandi porti sulla costa.
Abbiamo poco più di un mese, a fine giugno torneremo a Marmaris per fare il controllo finale della tensione del sartiame.
Partiamo già con i corpi sferoidali non saltellanti che vorticano: durante lo stoccaggio invernale, qualche simpaticone si è divertito a fare un taglio su un tubolare del tender con un taglierino.... a poco vale la toppa; comunque perde. I conti li faremo quando torniamo, statene certi, per il momento abbiamo lanciato la maledizione di Alex Drastico.
Primo approdo la baia di Ciflik, ormeggio alla ruota e prime miglia che ci trovano decisamente un pochetto arrugginiti, meno male che abbiamo 10/15 nodi e non 25. Una notte tranquilla, ci sono si charter, ma molto tranquilli e silenziosi per lo più tedeschi. pochi caicchi e pure quelli alle prese con equipaggi privati: i mordi e fuggi giornalieri non sono ancora iniziati.
I ritmi del mare fanno in fretta a tornare, appena fa buio siamo già in cuccetta e all'alba in piedi belli vispi, gli orologi non li usiamo (tranne per il giornale di bordo).
Scegliamo il lato lontano da due ristoranti in questa baia dalla forma strana, un acqua mozzafiato e un fondo notevole. Abituati l'anno scorso dove uscivamo sempre sconfitti dai bassi fondali, qui ci sono 5 metri appena fai un passo dalla riva e, guardando sul portolano, la situazione si ripete abbastanza costantemente.
Due giorni nel più completo silenzio, interrotto dal belare di un po' di capre selvatiche e il ragliare di un mulo che verso sera scendono sulla spiaggetta a far due passi. Nessuna luce artificiale, stelle a iosa e naso all'insù.
La baia appena dopo, Buzu Buku, invece, da molto respiro e un forte diroccato fa da guardia all'ingresso di un ampio spazio con tre ristoranti e spazi per mettersi alla ruota. Noi scegliamo la 'botta di vita' ancorandoci al moletto del primo - Alì Babà - che ci avrà come ospiti per due sere servendoci pesce fresco ad un prezzo ragionevole (i 40 ladroni forse hanno il ristorante più avanti): è la prima cena a base di pesce da tempo immemorabile, forse luglio scorso ad Iraklion.
Facciamo conoscenza con Karin e Henrik, svedesi, proprietari di un Ovni nuovo quasi di pacca, ci scambiamo le visite e - finalmente - abbiamo la possibilità di vedere bene questa barca che ci affascina non poco. Loro navigano da tantissimo, prima dell'Ovni avevano una piccola barca con cui si sono sparati zone di mare come Scozia, Danimarca, Norvegia, Regno Unito e Irlanda dove, tra maree, piogge e venti hanno accumulato una bella esperienza per poi scendere fino in Turchia nel loro errare tranquillo. Sono itineranti e, saggiamente, ora che qui viene il supercaldo e il meltemi, se ne tornano un paio di mesetti a casa.
La sera prima di salpare, ordiniamo una pagnotta di pane fatto nel forno del ristorantino.. cosa si vuole di più?
Saltiamo a piè pari il golfo di Yesilova e veleggiamo per una quindicina di miglia fino alla baia di Dirsek nel golfo di Hisaronu: cime a terra e questa volta ci scordiamo il manuale riuscendo un po' fantozzianamente a sistemare i 70 metri a due massi..tra un nodo di giunzione fatto male, un grillo della catena che continua a perdersi in acqua e un paio di nuotate fuori programma, qualche santo in paradiso chiamato in causa e poi.... relax...la prima notte...all'inizio della seconda, il giro di vento previsto, si affaccia all'entrata della baia, accelerando un pochetto.. e i 25/28 nodi ci tengono e tengono svegli gli equipaggi delle altre tre barche in baia, sino a mezzanotte: Santa Rocna fa il suo dovere.
Pensare che aver 75 metri di catena sia normalmente sufficiente è una deduzione errata da queste parti; ne avessimo 120 sarebbe meglio, stiamo valutando di giungere della cima.
La mattina qui ha un che di magico, oltre alle sempre presenti caprette, un profumo di erba, conifere, muschio mi investe appena esco in pozzetto all'alba: sembra di stare in montagna.
La baia di Selimyie, ampia e altrettanto incantevole, ci da la possibilità di rimpinguare la cambusa di frutta e verdura, ci ormeggiamo al micro pontile con solo venti metri di fondo. E' un paese di agricoltori con una piccola zona turistica. Dalla vecchina che conta sulle mani quanto gli dobbiamo per la spesa comperiamo frutta maturata sugli alberi (avete letto bene... sugli alberi..non nei containers): ci parla in turco e noi rispondiamo in italiano, non ci capiamo assolutamente, ma fa lo stesso: un sorriso e un grazie ci accomiatano da questo personaggio. Degna di nota una pasticceria che ci assicura le colazioni per i prossimi giorni.
Le previsioni danno in arrivo un f7 con raffiche f10... direi che è meglio avvisare Marti Marina, nella baia di Orhaniye, di tenerci il posto per lunedì e intanto diamo fondo praticamente sull'altra sponda del porto in una "location" ancora più alpina. Finito il temporale, appena la brezza viene da terra, anche qui il profumo delle conifere ci investe come un aereosol: spettacolo ancora più apprezzato dopo le brulle isole che lasciammo l'anno scorso.
Bella Stefano!
RispondiElimina:-)
RispondiEliminaBuon vento ragazzi!
RispondiEliminaNon farci mancare le tue di news! Buon vento anche a te!
RispondiElimina<meraviglie!!!!!
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