La prima sera a Sanliurfa visitando il lago sacro delle carpe col naso per aria, conosciamo Aziz ci avvicina lui, chiedendoci se vogliamo una guida per andare ad Harran e GobekliTepe, ci piace subito quest'uomo con la kefiah curda e ci accordiamo, ci verrà a prendere in hotel di lì a due giorni.
Harran si trova a sud di Urfa, a una
decina di km dal confine Siriano, il suo nome significa 'crocevia' o
anche 'carovana' nelle antiche lingue semitiche, ed era appunto, una
tappa delle vie carovaniere.
Città le cui antichissime origini sono
testimoniate dalle rovine delle mura che la circondano di cui rimane
solo la porta di Aleppo nominata in cuneiforme in tavolette risalenti
al VI V secolo a.C.
Il sito dell'università babilonese, il
minareto osservatorio, tutto è recintato, i lavori di ricerca e
scavi sono in corso, facendo scorrere lo sguardo intorno mi chiedo se
potranno mai finire.
Tutta questa regione, ogni pietra ogni
ansa del terreno comprende le origini della civiltà d'occidente è
veramente emozionante essere qui.
Le rovine dell'università mostrano la
lontananza dai nostri modelli architettonici, in questo paesaggio
simile a null'altro, le curve morbide, i colori, la sostanza dei
materiali creano con chiarezza un'immagine d'oriente che credevo
perduto e invece mi accoglie caloroso e sorridente.
Ci ripariamo dal sole in un giardino
drappeggiato di tende, ai bassi tavoli e panche ricoperte da kilim ci
servono la Mira il caffè dell' Anatolia d'oriente un dito
d'intruglio amarissimo e speziato.
Ho negli occhi il villaggio ad alveare
fatto di trulli di fango, un paio di cammelli a riposo. Allungando lo
sguardo all'orizzonte so di guardare il paese che più d'ogni altro
avrei desiderato esplorare in lungo e in largo ma che ora è nella
terribile trappola dell'idiozia umana.
E cosi riprendiamo l'auto di Aziz, per
riattraversare i campi di cotone che circondano Urfa, e raggiungere
il poderoso sito di Gobekli Tepe.
Il suo nome significa 'collina
panciuta',
è una grande struttura megalitica a
base circolare che risale alla fine del Paleolitico, 12.000 anni fa,
È il più antico tempio dell’umanità, tra il Tigri e l’Eufrate,
nell’alta Mesopotamia, là dove alcune tradizioni collocano il
paradiso terrestre.
Per chi in archeologia ha idee ortodosse quindi,
qualcosa come 8 mila anni più antico della grande piramide di Khufu.
E allora perchè rimane nel silenzio questo bagaglio stupefacente
della nostra storia?
Si sale d'altitudine e lasciamo l'auto in un
piano da cui si vede tutta la valle, m'incammino al fianco di Aziz
tempestandolo di domande ma mi accorgo presto che non sa nulla e sta
improvvisando come un gatto sui vetri.
Questo dovrebbe essere periodo
buono come clima per gli scavi e mi aspetto di trovare il team di
archeologi al lavoro e già con la fantasia intavolo un simposio con
loro..... e invece nada! Nessuno, solo un gruppo di operai curdi:
stanno costruendo
un'impalcatura per coprire il sito dalle intemperie
suppongo, con il risultato di ridurre molto il campo visivo, è
assurdo.
In più, gli scavi sono iniziati nel 1994 ormai venti anni
scoprendo nemmeno il 5% di quello che davvero c'è lì sotto, posso
solo dedurre che non ci sia proprio l'intenzione di riscrivere la
storia come questo luogo impone, le implicazioni di questo fatto sono
enormi: nulla è più come prima.
fantastico, non credo ai miei occhi: in circolo di fronte a me ci
sono dei pilastri
a T ricoperti letteralmente di bassorilievi di
animali, coccodrilli cani rinoceronti avvoltoi rettili e leoni, sono
state ritrovate anche delle sculture a tuttotondo che vedremo in
seguito al museo di SanliUrfa
tra queste la rappresentazione umana a
grandezza naturale più antica mai trovata sulla terra.
Nulla di
quello che vedo qui mi ricorda
o fa riferimento a qualcosa che
conosco e lo stesso per le sensazioni che mi sprigiona lo stare qui,
sono letteralmente a bocca e ad anima aperta!
Tornando a Urfa, Aziz ci invita a
pranzo nel suo ostello, lui e sua moglie sono di un'ospitalità
fantastica e la cucina curda altrettanto, restiamo ancora un poco
alla sua corte tra i gelsomini, al sole caldo di ottobre bevendo
chay, inizio a pensare al monte sacro, Nemrut e a come mettere i
piedi nel Eufrate.
Per chi volesse approfondire esiste il testo ufficiale del dott. Klaus Schmidt, l'archeologo che segue questi scavi da vent'anni, esiste anche un doppio cd sempre ufficiale su Gobekli in tedesco e inglese.
Monica