Passati indenni il capo Malea, non proprio un ragazzo raccomandabile e il suo degno cugino capo Matapan, l'emozione di rimettere le cime là, dove l'anno scorso la Grecia ci aveva accolti arrivando da Siracusa, è forte.
In attesa delle condizioni buone per attraversare, torniamo nella piazza con i platani centenari a sorseggiare il caffè, ci dedichiamo al riposo, sapendo che 330 miglia e lo Ionio ci attendono.
Facciamo un rapido riassunto di questa traversata, veloce, abbastanza noiosa e guardiamo avanti. Se riusciamo ad arrivare a Catania in tempo volerò a Milano per assistere alla laurea di mia figlia e poi riprenderemo la via del ritorno attraverso lo stretto di Sicilia.


Riesco anche a volare a Milano ad assistere alla laurea di Silvia, non me lo sarei perdonato se non ci fossi riuscito...peccato che dopo sei mesi, essere catapultato nella metropoli per due giorni mi abbia dato uno scompenso fisico/psichico notevole..sembravo un disadattato...mi sentivo tanto Forrest Gump.
Dopo questa parentesi tra aeroporti e metropolitane, ritorno a bordo e ci raggiunge Stefano da Palermo per fare con noi lo stretto.
Chiediamo ai locali che ci consigliano di passarlo o alla mattina presto o di notte, mai di giorno, men che meno di pomeriggio. L'idea di farlo notte ci mette un pochetto d'ansia, ma dai Giardini di Naxos dove facciamo tappa prima di intraprenderlo, telefonando alla capitaneria (gentilissimi e precisi) che ci danno l'ora migliore: essere in 'zona' verso le 6 di mattina.

Si fa a motore, sia perché c'è quasi sempre un grecale che si incanala e sia perché, se dovessimo fare bordi, non arriveremmo mai all'appuntamento della corrente montante che ci aspetta.
Mano a mano che saliamo, le coste si stringono attorno a noi, non c'è quasi traffico di navigli che percorrono la nostra rotta, il radar è comunque indispensabile. Non abbiamo l'AIS (ma lo avremo presto) che sarebbe estremamente utile anche se il nostro radar con l'ARPA (Automatic Radar Plotting Aid, ovvero Radar ad elaborazione automatica dei dati del bersaglio) è di un aiuto notevolissimo.

Obbligatorio praticamente tenere un VHF sul canale 10 che è quello dedicato al traffico dello stretto.
Passiamo Messina, Villa San Giovanni ci scorre a dritta e il vento cala, la corrente sale. facciamo quasi 9 nodi sui 6,5 segnati al log. Noi, che è la prima volta con cui abbiamo a che fare con il fenomeno delle correnti, rimaniamo incantati.
Non si vede una cippa, luna andata, un po' di foschia... scandagliando col binocolo vedo il pilone di Torre Faro, la torre in disuso della vecchia linea elettrica, completamente al buio che compare davanti alle lenti; sembrava vicinissimo (lontano non era), un po' mi preoccupo e... improvvisamente il Jonathan scarta di 30° a dritta.

Sempre con un mare innaturalmente liscio e che fermenta sopra la corrente, usciamo dallo stretto in un aurea innaturale di foschia, calma piatta e il cielo che comincia a diventare meno nero, tre navi sono in attesa dei piloti per attraversare a loro volta e noi poggiamo a sinistra per Sant'Agata di Militello.
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